Sta per finire l’anno più impegnativo che abbiamo vissuto da quando è nato il gruppo di Digital Humanities, un anno caratterizzato da momenti difficili sia dal punto di vista personale che professionale, uniti a momenti di grande soddisfazione. Sembrano passati secoli, eppure l’ultima conferenza del 2020 a cui ho partecipato in presenza è stata AIUCD a Milano a gennaio, mentre l’ultimo evento che abbiamo organizzato è stato il workshop finale del progetto Hatemeter a Trento, insieme ai colleghi di E-Crime. Con la trasferta a Vienna del 3-4 Febbraio per una proposta di progetto ho concluso prematuramente anche la stagione dei viaggi di lavoro, con l’ultimo aereo preso per quest’anno.  Da Marzo in poi è stato un continuo susseguirsi di brutte notizie sul fronte della pandemia, eventi cancellati, disorientamento, fino al lockdown totale in una primavera piena di scadenze, con gli angoli di casa trasformati in uffici. Le nostre Skype call, che all’inizio sembravano appesantire il calendario, sono diventate l’unico momento in cui tenere aperta la strada delle collaborazioni e fare due chiacchiere con i colleghi che fino a poco tempo prima si incontravano tutti i giorni. Poi, lentamente, ci siamo adattati e riorganizzati. Abbiamo capito che ci sarebbe piaciuto incontrare i nostri stagisti di persona, ma che anche una internship a distanza poteva funzionare. Che RocketChat poteva sostituire la chiacchiera alla macchinetta del caffè.  Che le conferenze di NLP in presenza sono più divertenti, ma quelle a distanza sono meno costose, così quest’anno ci siamo tolti il lusso di frequentarle (quasi) tutte. Mentre tutto sembrava immobile, i program committee e i reviewer di progetti continuavano il loro lavoro, nuovi progetti europei venivano approvati e nuovi paper accettati, dando una parvenza di normalità alla nostra strana routine e fornendoci addirittura dei motivi per festeggiare. Tra altri e bassi siamo dunque arrivati alla fine di questo 2020, guardiamo alle prime scadenze che ci aspettano nel nuovo anno, e speriamo che l’anno prossimo le cose vadano meglio. Anche perché peggio è davvero difficile.