Gli ultimi due anni sono stati difficili per gran parte della popolazione mondiale: la pandemia di Covid-19 lascia dietro di sé una scia di eventi nefasti e ci restituisce un’umanità profondamente diversa. Uno degli aspetti che maggiormente ha colpito il mondo della ricerca e del lavoro è un aumento accentuato dell’uso dello smart working. Da un lato questo ha permesso a tutti noi di portare avanti il nostro lavoro in modo efficiente anche nei momenti più cupi del lockdown e delle restrizioni per limitare il contagio, dall’altra parte ha limitato fortemente il senso di comunità tipico dell’ambiente accademico.

Oggi la nostra unità ha organizzato un piccolo seminario interno, in cui Alan Ramponi, l’ultimo ricercatore arrivato in casa DH, ha presentato l’ottimo lavoro chiamato MaChAmp (sì, proprio come il Pokémon), uno strumento utile per fare multi-task learning nell’ambito dell’elaborazione del linguaggio naturale. In pratica, attraverso MaChAmp, è possibile addestrare intelligenze artificiali che possano svolgere più di un compito contemporaneamente.

Sfruttando l’occasione di questo seminario e il miglioramento della situazione pandemica nel nostro paese, abbiamo deciso (con le dovute precauzioni) di svolgere l’incontro in presenza e, per la prima volta dopo due anni, di incontrarci tutti insieme. La fotografia allegata all’articolo che state leggendo immortala questo momento, quasi insignificante se contestualizzato anche solo due anni fa, ma di grande importanza per la piccola famiglia di Digital Humanities cui tutti apparteniamo con orgoglio.

Al momento dello scatto abbiamo trattenuto il respiro e tolto la mascherina per qualche secondo, per regalare un sorriso e un po’ di positività a questo piccolo puntino dell’universo chiamato Terra che, mai come prima d’ora, ha davvero bisogno di una sferzata di ottimismo.